Dopo un iter lungo e tortuoso, l’ufficialità è stata confermata dall’ente Parco, La delibera è stata firmata dal Consiglio direttivo del Consorzio del Parco guidato da Tarcisio Agus, una volta approvata la relazione tecnico-scientifica. Agus cita, “Pur riconoscendo la grande valenza scientifica e storico culturale della collezione, come ente pubblico – precisa – non potevamo acquistare una collezione privata non certificata. Per questo nel 2018 abbiamo chiesto l’ intervento del Mibact che nel 2020 ha firmato il decreto di tutela”.
La collezione consiste in 4621 campioni di splendidi minerali oggi introvabili, per lo più “pezzi” di storia geologica della Sardegna e della sua passata attività estrattiva. In buona parte provengono dalle aree del Sulcis-Iglesiente, Arburese-Guspinese e del Sarrabus-Gerrei”.
I pezzi più significativi entreranno a far parte della collezione del museo dell’Istituto minerario di Iglesias. Altri non meno importanti, saranno esposti attraverso mostre allestite nei musei dei territori da cui provengono i minerali.
Antonio Manunta realizza un sogno, ha sempre espresso, il collezionista, la volontà di lasciare la collezione nella sua terra. Minerali che hanno reso la Sardegna famosa in tutto il mondo per i suoi gioielli del sottosuolo e che negli anni sono entrati nelle vetrine dei più importanti musei mondiali.
Ora non vediamo l’ora che si possa finalmente vedere esposta tale collezione.
Foto: ezioman, CC BY 2.0 https://creativecommons.org/licenses/by/2.0, attraverso Wikimedia Commons